Avvocato Vercellotti | Avvocato del Digitale | Legal for Digital
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Unico Avvocato del Digitale®️ d’Italia

In questo canale troverai aggiornamenti legali relativi al mondo del Digitale come Gdpr, Copyright, Contest, Digital Contracts e gestione legale della Brand Reputation

Per una consulenza: studio@legalfordigital.it
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🎯 NEWSLETTER E DATI RACCOLTI

Tag:
#GDPR

📨 Apro una newsletter e al suo interno trovo una survey.

Ecco che, in questi casi, 2 importanti lampadine devono accendersi nella testa di ognuno di noi:

💡 Come vengono trattati i dati raccolti?
💡 Vengono gestiti a fine meramente statistico o sono collegati all’utente che ha dato le singole risposte?

🤔LE DOMANDE FATTE SONO MERAMENTE INFORMATIVE O HANNO UNA FINALITÀ DIVERSA?

Qui si potrebbe aprire un mondo: potremmo arrivare a parlare di profilazione.

🔒 Nel caso specifico il punto dolente era la mancanza di informazioni. Perché l’utente che entra in quella newsletter non sa minimamente come verranno trattati quei dati conferiti. E questo secondo me è un errore importante sia dal punto di vista del Gdpr, ma anche per la trasparenza verso l’iscritto alla newsletter.

In più, l’unica informazione a disposizione è che, nel momento in cui si cominciano a compilare le domande a risposta multipla, uscendo e rientrando nella newsletter, in realtà si poteva rispondere solo alle domande successive. Quindi dal punto di vista oggettivo c’era un collegamento tra la mail aperta, da cui conferivo i dati, e il form che stavo compilando.

Se poi analizziamo nel dettaglio le domande ne possiamo trovare di generiche tipo “quante newsletter vuoi a settimana?” oppure “qual è il tuo giorno preferito?” che non hanno chissà quale valore a livello commerciale, hanno solo scopo informativo.

Però nel momento in cui troviamo domande del tipo “quali sono le materie che ti interessano maggiormente?” o “ti sei già occupato di Gdpr e marchi?” e quindi domande che puntano a scoprire le attività che hai già svolto o la tua professione, sono tutte informazioni che servono a profilare l’utente e portare un domani ad una comunicazione più specifica.

La profilazione è un elemento ulteriore e quindi come tale necessita di specifica autorizzazione.

No autorizzazione, no profilazione a norma di legge.

🤔 Qualcosa c’era da rivedere in quella newsletter, almeno secondo me…

👉 In academy trovi molti altri contenuti come questo case study, ma non solo! Anche post informativi e tante live per tenerti sempre aggiornato! Candidati anche tu al link qui sotto.
🎯 MARKETERS AWARDS 2022

Tag: #legaltech

Questo weekend ho partecipato al Marketers World dopo esserci stato nel 2019 prima della pausa covid.

Poter riabbracciare tanti di voi dopo più di due anni di pausa oppure senza esserci mai incontrati anche se ci conosciamo e/o collaboriamo insieme da anni è stato davvero emozionante.

Poi c’è stato il Marketers Awards, questo premio tanto ambito e importante che ho avuto l’onore di ricevere dopo essere stato eletto Humans of Marketers l’anno scorso. Appena 5 mesi fa il Sole 24 Ore aveva eletto Legal for Digiral tra i migliori studi d’Italia per la Privacy.

Piccoli grandi indizi che qualcosa di importante sul panorama italiano lo stiamo facendo e tutto questo sta succedendo grazie a voi: che ci seguite, ci supportate, decidete di affidare il vostro business a noi e poi ci continuate a scegliere e ci riconfermate.

Quindi fatemi dire davvero GRAZIE!!!

In questi mesi siete stati già 500 a sceglierci per la vostra tutela legale, con una crescita di quasi il 40% rispetto all’anno scorso 😍

Stiamo già lavorando per un super 2023 perché quando vai bene non devi fermarti e anzi devi alzare l’asticella.

Dopo Legal For Digital Academy quest’anno, sarà un grosso progetto tech a partire nel 2023 ma è solo una parte dell’ecosistema LfD che stiamo creando per voi.

Quindi permettetemi per una volta qui su Telegram di non condividere un post formativo e al suo posto di questo farvi arrivare la mia felicità e gratitudine per il sogno che mi state facendo vivere 🙏
🎯 O I DATI O I SOLDI

Tag:
#GDPR

Molte testate giornalistiche italiane stanno attuando una politica di raccolta dati sui loro lettori online che possiamo definire “aggressiva”.

Perché dico questo?

🧐 Queste testate, anche famose, stanno ponendo agli utenti che atterrano sull’articolo, una scelta:
o paghi l’abbonamento alla testata o vieni profilato attraverso i cookie.

Questo è un comportamento poco corretto perché mette l’utente nella posizione di una scelta parzialmente libera: “o paghi in denaro o paghi con i tuoi dati”.

Il Garante della privacy italiano è intervenuto con un comunicato stampa che, dal mio punto di vista, deve essere attenzionato: infatti, in questo comunicato viene affermato che ancora non sono state prese delle decisioni, ma non si esclude la possibilità di subordinare l’accesso al contenuto al consenso alla profilazione.

Questo mi fa riflettere molto.

Circa un anno fa, è successo un caso simile in Spagna: una banca aveva chiesto il pagamento di 5 Euro, in alternativa chi non pagava doveva dare il consenso marketing per ricevere comunicazioni via mail. Il Garante spagnolo è intervenuto sanzionando questo comportamento.

Questo caso della Spagna non è poi così distante dal comportamento che stanno avendo queste testate giornalistiche. Questo fatto potrebbe essere considerato come uno pseudo precedente.

Se la direzione del Gdpr è quella di andare verso un consenso libero, informato e positivo dove, io utente, ho la libertà totale di decidere cosa fare con i miei dati, condizionare la lettura di un contenuto al conferimento dei dati con la profilazione è una scelta che potrebbe creare un fatto senza precedenti, potenzialmente una rivoluzione del Gdpr.

Dato che per ora possiamo fare solo supposizioni, restiamo in attesa di una risposta oggettiva da parte del Garante. Intanto ci domandiamo: “ma veramente dopo i vari provvedimenti e dopo che viene seguita una linea che è sempre più a tutela dell’utente, si vuole andare in un’altra direzione?”

👉 Meglio saperlo in modo da dare uno spazio di manovra ai nostri clienti.
🎯 IL COLLABORATORE CHE TI RUBA IL CLIENTE

Tag:
#contratti

Ormai lo sappiamo tutti che è fondamentale tutelare la web agency con un contratto per i collaboratori esterni che hanno p. iva.

Questo è importante per tanti motivi.

Ipotizziamo che un collaboratore esterno, che si occupi di grafiche, copy o qualsiasi attività che, per il diritto italiano, rientra nell’attività di creazione di una nuova opera, non abbia un buon contratto. Infatti, non viene stabilito il trasferimento dei diritti patrimoniali sulle opere: in questo modo non è possibile vendere quell’attività al cliente finale perché rimane al collaboratore esterno.

Le motivazioni per tutelarsi sono numerose.

Ad esempio, pensiamo:

📌 alla tipologia di collaborazione
📌 alle modalità di pagamento
📌 all’eventuale recesso
📌 alla tutela nel caso di mancato pagamento del cliente finale dell’attività svolta dal collaboratore esterno
📌 all’accordo di riservatezza per le informazioni relative sia al cliente finale che alla web agency
📌 al patto di non concorrenza

Quando una web agency mi chiede un contratto collaboratori spesso la mia domanda è:
“Perché me lo chiedete?”
La risposta, almeno nel 30 % dei casi, è: “Ho perso un cliente” oppure “Un cliente ha lasciato la web agency e ha iniziato a lavorare con quel collaboratore esterno”.

👉 Ecco perché un patto di non concorrenza sui propri clienti è la base di un qualsiasi contratto collaboratori ben fatto.

👇 Vuoi sapere di più? Vai sul nostro sito
🎯 IN AULA PER IL PRIMO CORSO LEGALE DI 2 GIORNI SU TUTTO IL LEGAL DIGITAL

Tag: #legaltech

Se non vuoi fare un salto professionale per avere maggiori competenze, se vuoi restare allo stesso livello in cui ti trovi senza formarti su tutte le tematiche legali del digital allora non buttare due giorni della tua vita a formarti su tutte le tematiche legali del digital e non continuare a leggere.

Se, invece, non sono riuscito a scoraggiarti e stai continuando a leggere ti dico cosa posso offrirti.

Un corso semplicemente unico.

Unico perché si tratta di un corso che non è mai stato fatto in Italia: due giorni di formazione serrata dove tratteremo tutte le tematiche di legal tech.

📌 Privacy online
📌 Privacy offline
📌 Vendita
📌 eCommerce
📌 Copyright
📌 Regole sulle piattaforme social
📌 Contest e giveaway

Questi sono solo alcuni dei temi che tratteremo.

Abbiamo pensato di offrire qualcosa in più rispetto a quello che si trova in giro. Ed ecco che nasce questo corso dove avrai la possibilità di imparare qualcosa di nuovo. Tratteremo tematiche di data strategy per eCommerce, di gestione dei Dem senza bisogno del consenso del cliente e di tutte le altre chicche pratiche e fondamentali per chi lavora nel digitale.

Non sei ancora convinto? Allora ti dico che usando il codice sconto: VERCELLOTTI15 hai uno sconto del 15%.

Ora devi solo sapere dove e quando 😉

📍 In aula a Bologna o in streaming
📅 12 e 13 dicembre 2022
🎯 QUANDO TI RUBANO L’ECOMMERCE DA 430K

Tag
: #ecommerce

Il furto è un reato, ma a volte si può rubare anche senza violare la legge, o quasi.

Vi spiego meglio la questione.

Un nostro cliente durante il Covid ha aperto un eCommerce. Questo eCommerce ha avuto un ottimo successo e in poco più di un anno ha fatturato 430 mila Euro.

🧐 Da un giorno all’altro, però, nasce un altro eCommerce. Quest’ultimo ha lo stesso nome e nel dominio cambia solo quello di secondo livello: infatti si passa da un “.it” a un “.eu”. Anche il logo è molto simile, anche se mi permetto di dire che è ispirato e non oggetto di plagio, in quanto ci sono quelle minime differenze che permettono di non farlo cadere nel plagio.
Anche a livello estetico l’eCommerce è simile: vuoi che entrambi siano stati creati su Shopify, vuoi che sia un’ispirazione interessata.

😨 Ma non basta.

Il titolare del nuovo eCommerce ha pensato di fare delle Google ads usando il nome del brand del nostro cliente, che casualmente è lo stesso che usano sul loro sito. Quindi pongono il dubbio fra quale sia l’eCommerce giusto, almeno per l’utente che è meno esperto o che conosce meno il brand.

💰Per chiudere il cerchio c’è un ulteriore problema: concorrenza a livello di prezzo.
L’eCommerce vende prodotti simili di qualità minore che permette di vendere a prezzi notevolmente più bassi.

Volete sapere qual è la cosa più interessante?

Legalmente non si poteva fare niente o meglio quasi niente.
Infatti, il nostro cliente non aveva pensato alla registrazione del marchio. Non si poteva ancora dire che il loro brand fosse così famoso da essere riconosciuto come marchio di fatto e di conseguenza le tutele relative a quest’ultimo non potevano essere applicate.

Risultato?

L’unica soluzione possibile è stata quella di trovare un accordo tra le due parti: il nostro cliente ha pagato circa 10k per farsi cedere sia l’eCommerce sia tutti i domini che avevano acquistato questi competitor.

📌 Registrare il marchio ha un valore. Se non tuteliamo il nostro brand stiamo giocando non stiamo gestendo un’azienda!
⚽️ I MONDIALI SONO UN PROBLEMA PER LA PRIVACY!

Tag:
#GDPR

Ieri sono partiti mondiali più carichi di polemiche e di morti della storia...

Non voglio entrare sui temi politici, di diritti civili o altro perché non è questa la sede ma anche livello privacy c'è un gran problema...

La Commissione Federale tedesca per la protezione dei dati personali avvisa gli utenti dei rischi che si possono correre installando le app ufficiali Qatar World Cup sugli smartphone.

In particolare puntano il dito alla raccolta di dati che vanno “molto al di là” di quanto effettivamente dichiarato nella privacy policy delle app in questione, che strano...

Ma non solo, si consiglia di usare un telefono separato soltanto per le app e di «non condividere nessun altro dato personale come numeri di telefono, immagini o audio su questo dispositivo», dato che queste informazioni vengono trasmesse a un server centrale qatariota. Il pericolo è che da questa app si dia accesso a tutto!!!

Ci rendiamo conto dei voli pindarici che facciamo con i dati negli Usa e poi con il calcio stiamo regalando tutti i nostri dati, foto, video, testi e informazioni a un moderatissimo e tollerantissimo Stato come quello qatariota.

E il nostro Garante che dice???

Per ora silenzio, tanto a noi che ci frega, non giochiamo mica i mondiali 😜
🎅 IL NATALE NON È REGISTRABILE O BREVETTABILE!

Tag:
#marchi

La vicenda assurda ha visto due cantanti protagoniste...

Mariah Carey ha pensato di registrare il marchio Queen of Christmas ma la sua domanda ha subito l'opposizione della cantante Elisabeth Chan che ha scritto oltre 1000 canzoni sul natale. Ignoranza mia ma questa Chan non la conoscevo.

Mariah Carey pertanto non ha potuto registrare il marchio nemmeno in forma di acronimo ma non solo...

Infatti è stata criticata duramente dal pubblico per voler monetizzare sul Natale.

E qui impariamo due cose:

1️⃣ non basta pagare per registrare un marchio. Se non hai i requisiti te lo bloccano o te bocciano. Ecco perché il fai da te nella registrazione di un brand non funziona

2️⃣ prima di scegliere una qualsiasi decisione legale valuta le conseguenze a livello di Brand Reputation. Oggi la Brand Reputation si influenza negativamente anche un contest sbagliato come per Carpisa o la registrazione di un marchio come in questo caso

I buoni legali danno un apporto strategico prima ancora che operativo per i progetti 😉
🎯 NOI LEGALI TI STIAMO TRUFFANDO SUL GDPR!

Tag:
#GDPR

Questa è la frase che mi sono sentito dire da un imprenditore che poi è diventato cliente del nostro studio. Sebbene mi sento chiamato in causa, devo dire che non ha tutti i torti.

Se navighiamo online ne vediamo di tutti i colori in tema di privacy: un avvocato che dice il contrario dell’altro. Per il cliente medio questo può essere molto disorientante, anche perché la normativa è unica per tutti.

Quindi comprendo il momento di rabbia e sconforto.

Ecco cosa si può fare:

1️⃣ Iniziare a farsi una propria opinione che sia priva da condizionamenti e da conflitti d’interesse, basandosi sui principi che stanno alla base della normativa e costruire piano piano una competenza.
2️⃣ Cercare di capire se l’interlocutore con cui si discute sia davvero competente. Se, parlando di adeguamento privacy, quest’ultimo si riferisce solo a documenti, privacy policy e informative, ma non accenna ad un adeguamento tecnico forse non è il professionista giusto perché ha una visione parziale
3️⃣ Cercare di definire una strategia legale. Pensare che lo stesso tipo di adeguamento privacy possa essere applicato da una multinazionale, da una PMI o da un’agenzia marketing è un errore marchiano. Quindi, se ti offrono lo stesso servizio c’è un problema strategico.
4️⃣ Che ci sia un problema oggi è un dato di fatto: abbiamo un buco enorme che deriva da una mancanza di un accordo. C’è comunque una differenza tra il non agire, quindi farsi andar bene la soluzione più facile come ad esempio il corso che ti spiega come mettere tutto a posto senza avere problemi, e cercare di capire come creare una strategia, che sia a 3 o 6 mesi, che possa limitare al minimo i rischi.

📌 La mia riflessione, oggi, è quella di dire: non vi stiamo truffando o almeno non tutti noi (è chiaro che non sto utilizzando il termine truffa nell’accezione del codice penale. Specifico per il collega che potrebbe avere la coda di paglia).
IL NOSTRI SERVIZI GRATIS PER UN FORTE IMPATTO SOCIALE

Tag:
#legaltech

Già dal 2018 anno della nascita del nostro progetto avevamo capito quanto ci fosse bisogno di servizi di Legal Tech di qualità.

Questa esigenza non è arrivata solo da società, imprenditori e professionisti ma anche da realtà che hanno pochissimo a che fare con il business.

Associazioni di volontariato, onlus, fondazioni, realtà magari non ancora costituite a livello di associazione ma comunque ad alto impatto per il sociale.

Ecco quello che abbiamo ricercato: un impatto per il sociale, sia esso per i giovani, la memoria di fatti che hanno segnato l’Italia o la tutela di animali meno fortunati.

Oggi vogliamo ufficialmente lanciare al pubblico il nostro progetto no profit per il sociale e quindi se conoscete realtà di questo tipo che hanno necessità di consulenza legale in tema Legal Tech noi siamo qui anche per loro.

Ogni mese un progetto, ogni mese solo una piccola goccia in un mare ma se tutti facciamo un piccolo sforzo forse questo mondo sarà leggermente meno ingiusto.

Cosa facciamo in concreto?

Offriamo in modo totalmente gratuito la nostra consulenza per adeguamenti privacy, termini e condizioni di vendita, informativa, liberatorie e tutto quello che può servire a realtà come queste.

Se vuoi saperne di più su alcuni dei progetti seguiti o vuoi candidare la tua realtà ad impatto sociale, ecco il link qui sotto.
DOPO GA ANCHE META?!? ☠️

Tag: #GDPR

Ebbene sì, dopo Google, anche per Meta è arrivato il giorno tanto atteso…il modello di business di Meta è stato dichiarato illegale in UE dall’EDPB!

Come in ogni miglior barzelletta ci sono 3 soggetti:
- EDPB: Comitato europeo per la protezione dei dati
- DPC: Commissione per il trattamento dati irlandese
- Noyb: organizzazione senza scopo di lucro per i diritti digitali (per capirci sono quelli che hanno già messo in dubbio l’esecutive order di Biden per la questione GA)
E poi Meta ma il buon Mark lo conoscete tutti.

Ma facciamo un passo indietro per capire come siamo arrivati a questa decisione:
1️⃣ in data 25.05.2018, a seguito dell’entrata in vigore del GDPR, Noyb presenta diversi reclami nei confronti di Meta poiché quest’ultima non chiede i consenso agli utenti per l’utilizzo dei loro dati per il tracciamento e la pubblicità online
2️⃣ Meta si è giustificata sostenendo che la pubblicità personalizzata è parte del servizio stabilito nei termini e condizioni, che vengono accettati dagli utenti al momento della registrazione alla piattaforma, quindi "è contrattualmente dovuto a questi ultimi"
3️⃣ l’EDPB rimanda la decisione al DPC irlandese con termine perentorio di un mese
4️⃣ Il DPC irlandese, a seguito di numerosi incontri con Meta, avrebbe consentito a Meta di inserire come elemento causale del contatto la pubblicità personalizzata, in modo da evitare l’opzione della prestazione del consenso degli utenti
5️⃣ Tuttavia, l’EDPB non ha gradito la decisione del DPC irlandese, annullando quindi la bozza di decisione che riteneva legale l’aggiramento del GDPR da parte di Meta

La decisione non è ancora stata pubblicata, ma verrà pubblicata nel gennaio 2023 insieme a quella del DPC irlandese.

N.B. la decisione dell’EDPB vieta solamente la pubblicità personalizzata, rimangono possibili altre forme di pubblicità: ad esempio, gli annunci contestuali che si basano sui contenuti di una pagina. Inoltre, Meta potrebbe comunque continuare ad utilizzare i dati non personali, come ad esempio i contenuti delle storie e dei post dell’utente, per la personalizzazione degli annunci pubblicitari.

➡️ In alternativa, dovrà chiedere il consenso all’utente per l’utilizzo dei dati per finalità di marketing e profilazione, come tutti noi comuni mortali nei nostri business 😏

❗️Prossimi step:
• la decisione verrà notificata a Meta e a Noyb entro gennaio 2023
• Meta potrebbe proporre opposizione ed è quasi certo che lo farà
• le possibilità di vincere il ricorso per Meta sono veramente minime, almeno questo è il parere del nostro studio legale, ma gli avvocati di Meta saranno sicuramente molto bravi nell'esporre le loro ragioni...
• c’è la possibilità che il caso venga portato dinanzi al tribunale con allungamento dei tempi
• la sanzione verrà verosimilmente erogata nei confronti dello stato irlandese che, prendendo le parti di Meta, ha ritardato la decisione di oltre quattro anni. Diciamo che potrebbero scalare la multa dalle tasse incassate da Meta in questi anni...

‼️ Quindi cosa fare:
Per ora non cambia nulla ma se le cose dovessero andare in una certa direzione, tutto il modello di Ads con Meta potrebbe cadere come un castello di carte travolto dalla tramontana

🍿🍻 Preparate birra e pop corn perché ne vedremo delle belle a gennaio!

P.s.: segnala e condividi questo post a smm, advertiser, strategist e chiunque lavori nel digital. Il diritto a conoscere la legge deve essere di tutti, il mio impegno è quello di rendervela potabile 🙏
INFLUENCER, FREE DRINK, STORIES ALLE 3 DI NOTTE E IL TUO RESORT DISTRUTTO ONLINE

Tag:
#legaltech

Prendiamo un influencer per fare un po’ di pubblicità al nostro resort.

Ecco le ultime parole famose…

10k per 48 ore di permanenza presso il resort a giugno, volo, vitto e alloggio pagato a fronte di alcuni contenuti, soprattutto stories, un video su Tik Toke e un post finale su Instagram.

Diciamo che non si trattava di un semplice vitto pagato ma di un vero è proprio “free tutto”, non saprei come chiamarlo diversamente.

Piccola premessa: niente contratto ma solo scambio di alcuni messaggi WhatsApp.

Il venerdì sera arriva l’influencer con la sua fidanzata in struttura e gli viene offerta una super cena di pesce crudo e champagne. Già durante la cena vengono pubblicate delle stories con un tone of voice molto forte per non dire eccessivo e sicuramente non in linea con la struttura di lusso.

Ma la notte scoppia il finimondo!

Richiesta di alcol a fiumi, servizio in camera chiamato di continuo per pietanze neppure consumate e soprattutto una serie di stories volgari e assolutamente fuori contesto. Addirittura, in un video viene derisa la struttura disposta a portare drink e cibo che i due ospiti hanno il “diritto” di buttare perché tanto è tutto gratis.

Il giorno dopo la musica non cambia, viene anche girato un Tik Tok che diventa virale ed è oggetto di stitch e duetti e la struttura comincia a ricevere messaggi di derisione per non dire altro.

Il titolare del resort chiede di interrompere ogni attività di influencer marketing è la risposta è affermativa ma i due ospiti hanno preteso di rimanere in struttura con lo stesso trattamento e chiaramente di risarcimento o anche restituzione di quanto pagato non se ne parla.

Risultato: 10k per l’ingaggio, 4k di spese vive, pubblicità molto negativa e il Tik Tok virale rimosso per “favore personale” dell’influencer solo dopo 1 settimana.

Probabilmente c’è stato anche un errore nella selezione del creator ma un contratto ben fatto ti evita problemi anche in caso di scelta strategica errata. Limitare i danni è già un buon risultato.

L’influencer marketing è oggi una costante di una buona strategia marketing ma va gestita bene a livello legale perché non diventi un boomerang pazzesco.

Un buon contratto, regole chiare e condivise e ci scordiamo di storie come questa, che oggi mi fa un po’ sorride ma posso immaginare l’ansia per non dire panico per il proprietario del resort in quelle ore.

Clicca qui sotto per scoprire i 18 punti fondamentali di un contratto di influencer marketing con i fiocchi e blinda il tuo business
🎯HAI REGALATO I NOMI DEI TUOI FORNITORI AI COMPETITORS

Tag:
#contratti

Uno dei casi più interessanti che abbiamo trattato negli anni, riguarda la dipendente di un’azienda potremmo dire piuttosto sbadata. La lavoratrice infatti postò sui suoi profili personali un selfie mentre mangiava durante la pausa pranzo davanti alla sua scrivania la sua schiscetta (NdT per i non-milanesi, il pranzo da casa).

Fin qui nessun problema direte, giusto?

E invece no. Perché nell’inquadratura della fotografia si poteva chiaramente vedere lo schermo del pc con i nomi di tutti i fornitori dell’azienda. Un disastro da potenzialmente milioni in danni aziendali.
💸Ecco quanto valgono i nomi dei tuoi fornitori per i tuoi competitors.

Che fare quindi in questi casi?

Bisogna correre ai ripari.

In questo caso, la dipendente non era sì stata attenta, ma dall’altra parte, l’azienda aveva mancato di stipulare delle regole chiare sulla gestione dei social personali dei dipendenti. Mancava quindi una consistente social media policy.

Ma che cos’è una social media policy?

È un contratto vero e proprio, fatto apposta per l’azienda con lo scopo di prevenire danni alla sua Brand Reputation. Indica regole di comportamento precise che i dipendenti devono seguire quando postano e interagiscono sui social.
Ad oggi, è impossibile fare a meno di un documento del genere se si ha all’attivo una strategia di marketing e un employer branding funzionante.
Conseguenti sul piano disciplinare ovviamente non mancano ed è quindi fondamentale per un’azienda fare in modo che i propri dipendenti siano consapevoli delle ripercussioni in caso di non rispetto.

👇🏼Clicca il link qui sotto se vuoi saperne di più. Scoprirai come scrivere un contratto di social media policy, quali sono le sanzioni previste e molto altro!
🎯NON PARTIRE CON IL PIEDE SBAGLIATO

Tag: #contratti

Oggi è il secondo giorno del nuovo anno e con esso (oltre a un po’ di meritato riposo) arriva il momento di tirare le somme. Si ha la possibilità di preparare al meglio il proprio business per poter affrontare le nuove sfide che questo 2023 ci riserverà.

Noi di Legal for Digital abbiamo pensato a una checklist di documenti che qualsiasi professionista digitale DEVE avere per poter lavorare al meglio:

1️⃣ Contratto clienti: hai dei clienti?
Speriamo di sì, quindi devi chiarire bene le regole, le tutele e i limiti delle tue responsabilità nei loro confronti.

2️⃣ Contratto collaboratori: collabori con altri professionisti?
Allora devi includere in questo documento le modalità di pagamento, un buon NDA, un buon patto di non-concorrenza e devi definire i diritti per la proprietà intellettuale di ciò che realizzano per te.

3️⃣ Adeguamento privacy online: hai un sito web?
Immaginiamo di sì, allora devi definire dal punto di vista legale, come regolare la raccolta dati degli utenti sul tuo sito.

4️⃣ Adeguamento privacy offline: tratti dati dei tuoi clienti?
Bene. Sappi che devi tenere un registro trattamento, informativa privacy e molto altro.

5️⃣ Hai messo in vendita le tue consulenze? Allora ecco un consiglio bonus solo per te! 🫵🏼
📌Fai in modo che il tuo contratto comprenda anche i Termini & condizioni, necessari per l’automatizzazione della vendita di alcuni dei tuoi servizi.

Questa è la checklist di Legal for Digital e se ti sei accorto di non averla completata, forse è il caso di ragionare su come avere basi più solide per il tuo business.

👇🏼Contattaci per ulteriori informazioni.
390 MILIONI DI EURO DI SANZIONE A META
TAG:
#gdpr

Come avevamo preannunciato già il 9 dicembre qui su Telegram la multa a Meta è arrivata.

Se vuoi scoprire i perché di questa sanzione, come potrebbe impattare su tutti noi e soprattutto cosa fare adesso, clicca il pulsante qui sotto e guarda il video che ho espressamente preparato sul tema.
🎯UNA MODIFICA AL CONTRATTO DA 50.000 EURO

Tag
: #contratti

Qui a Legal for Digital, quando scriviamo un contratto facciamo in modo che ogni esigenza dei nostri clienti venga rispettata e cerchiamo di prevenire qualsiasi tipo di problema futuro.

Con questo sono tutelati i nostri clienti? Sì.

È sufficiente? Purtroppo, a volte no.

Ne è un esempio un nostro cliente freelance che qualche mese fa ha chiesto il nostro aiuto per la stesura di un contratto collaboratori. Il documento era perfetto per le sue esigenze e completo, come ogni nostro contratto di questo tipo, di un patto di non concorrenza. Come molti di voi sapranno, questa clausola indica che se il patto non dovesse essere rispettato, il collaboratore dovrebbe pagare una penale ad esempio di 50.000 euro. Questa cifra, che potrebbe anche essere superiore al danno subito, viene inclusa per disincentivare i collaboratori dal non rispettare il patto, e ad esempio a “shippare” i clienti.

Fino a qui nessun problema, giusto?

Bene, ma dopo qualche mese un suo probabile collaboratore chiede, sotto consiglio di un avvocato, di modificare alcune piccolezze del contratto prima di firmarlo. Invece di scegliere in autonomia, il nostro freelance ha scelto di fare una consulenza con noi.

Come?

Avrebbe potuto decidere di acquistare una consulenza di un’ora con noi, ma questa avrebbe sicuramente impattato abbastanza a livello economico, rispetto alla sua reale esigenza.

Invece, ha deciso di acquistare un nostro legal pack da 5 ore che potrà usufruire in 12 mesi e gli permetterà di avere uno studio specializzato sempre a sua disposizione.

Nel caso specifico, in 15 minuti ha avuto la visione completa della questione e ha scoperto che la modifica dell’avvocato del suo potenziale collaboratore, in modo molto furbo, per non dire sibillino, avrebbe reso inefficace il patto di non concorrenza.

L’intenzione del collaboratore era infatti quella di eliminare, non la clausola stessa, ma bensì la penale di 50.000 euro, sostituendola con una somma pari al danno accertato. Peccato che per accertare il valore di danni di questo tipo, il processo legale può essere molto lungo e difficoltoso e infine difficile da quantificare correttamente.


💸Ecco, quindi, come il nostro cliente acquistando il nostro Legal Pack si è preventivamente salvato da un potenziale danno di 50.000 euro in soli 15 minuti.


👇🏼Se anche tu vuoi essere previdente, scopri di più al link qui sotto.
🎯TI HANNO BANNATO? FAI CAUSA A META

Tag: #legaltech

Alzi la mano a chi è successo almeno una volta di trovarsi il profilo di un cliente bannato da Meta senza un apparente motivo!

In questi casi qual è la procedura corretta?

🛎Contattare l’Assistenza.

Ma come molti di voi sapranno, spesso è inutile perché è un processo lungo e che porta a risposte prive di motivazioni.

Noi di Legal for Digital ti suggeriamo un’altra strada: fai CAUSA a Meta.

Siamo consapevoli che il processo possa essere lungo e tortuoso e che un’azienda grande quanto Meta fa paura.

Se sei dalla parte della ragione i risultati positivi si possono ottenere anche contro Meta.

Noi lo sappiamo bene.

Noi non mandiamo semplici diffide a cui Meta a volte risponde e altre no.

Il nostro consiglio è di fare causa: con una buona strategia legale e con la legge dalla nostra parte, anche un gigante come Meta può essere sconfitto.

Per quanto il processo possa protrarsi nel tempo, se il vostro account è stato bannato SENZA aver violato i termini di utilizzo, voi avrete diritto:

📌 a un risarcimento giornaliero per ogni giorno in cui l’account è rimasto bannato,

📌 al pagamento delle spese legali

📌 e alla riattivazione dell’account.

Non sprecare tempo e denaro, contattaci e scopri se potrai essere uno dei fortunati a poter dire di aver vinto contro Meta.
⛔️ DATA BREACH MAILCHIMP

Tag:
#GDPR

Il colosso dell’e-mail marketing MailChimp, ha subito un grave attacco hacker, infatti è stato identificato l’accesso ad uno degli strumenti utilizzati per l’assistenza clienti e l’amministrazione degli account da parte di un attore non autorizzato.

È la seconda volta che l’azienda viene attaccata negli ultimi 6 mesi e la violazione sembra essere quasi del tutto identica all’attacco precedente.

Ancora una volta risulta evidente l’importanza centrale che riveste l’adozione di misure preventive, tecniche ed organizzative, volte a ridurre il rischio di una violazione dei dati personali e alla miglior gestione nel caso in cui si verifichi.

Perché il sistema di sicurezza possa essere concretamente efficace, le misure di prevenzione devono poggiare su tre principi cardine:
1️⃣ Sulla consapevolezza della propria incidenza in capo ad ogni persona inserita nel flusso dei dati
2️⃣ Sulla puntuale previsione di processi aziendali volti a definire la connessione tra attività, ruoli e documenti nell’organizzazione aziendale
3️⃣ Sulla costante implementazione della tecnologia aziendale a seguito di una corretta valutazione dei rischi

Nel caso concreto MailChimp ha provveduto, nelle successive 24 ore dalla scoperta dell’hackeraggio, a sospendere l’accesso degli account per i quali sia stata rilevata attività sospetta e ha trasmesso una comunicazione agli account interessati con i passaggi da seguire per il ripristino degli stessi.

Fin qui tutto bene o quasi per Mailchimp ma che cosa possiamo impare da questo caso?

1️⃣ non possiamo essere garantiti al 100% da un data breach
2️⃣ in caso di obbligo di segnalazione al Garante di un Data Breach dobbiamo dimostrare di aver fatto tutto il possibile per la tutela dei dati
3️⃣ in caso di controllo successivo al data breach sarà analizzata tutta la documentazione privacy e la compliance aziendale
4️⃣ se subisco un data breach devo eliminare le vulnerabilità che sono state fruttate per lo stesso
5️⃣ dobbiamo avere delle buone procedure di ripristino dopo un data breach

Vi voglio lasciare con due domande tanto semplice quanto potenzialmente provocatorie:

⁉️ La tua azienda è pronta a un data breach?
‼️ La tua azienda è in grado di dimostrare la compliance al Gdpr anche in caso di data breach?
🎯ATTENZIONE A NON SETTARE CALENDLY CON LEGGEREZZA

Tag
: #GDPR

Si sa, l’attenzione non è mai troppa. E grazie alla segnalazione di uno dei componenti della nostra community, ci siamo accorti di come un nostro competitor teoricamente esperto, abbia commesso un ERRORACCIO in materia di GDPR.

Il competitor, in occasione di un evento di formazione, ha pensato bene di creare un Calendly da far compilare a potenziali clienti che volessero iscriversi alla sua Newsletter.

GRAVISSIMO ERRORE!

Perché lo strumento di Calendly, nonostante sia economico, veloce e approvato da Legal for Digital (😉) per fissare call con i clienti ha una grande mancanza.

Calendly non è infatti pensato per il rispetto del GDPR: è possibile inserire un solo check-box esclusivamente per raccogliere il consenso al trattamento dati personali necessari alla call, come nome, cognome e numero di telefono.

In questo caso invece, il competitor ha utilizzato Calendly per richiedere l’iscrizione alla propria Newsletter, senza prevede né privacy policy, né consenso al trattamento dati per la finalità del contatto propria del Calendly.

In questo modo il rispetto del GDPR NON è stato garantito.

Ma tu, come il mio competitor non ci avevi pensato, vero?

Questo è un errore tecnico che avrebbe potuto essere evitato con una formazione specifica al riguardo. Nella nostra Academy puoi trovare corsi, notizie e percorsi che ti aiuteranno a evitare errori legali e tecnici di qualsiasi tipo.
🎯HO FATTO PERDERE A UN CLIENTE 50.000 EURO

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: #contratti

Avete letto bene, ma voglio raccontarvi esattamente com’è andata.

Un’agenzia con più di 10 anni d’esperienza si è rivolta a noi qualche mese fa, per redigere un contratto per una grande commessa che gli sarebbe dovuta arrivare di lì a poco.

Fino a quel momento avevano utilizzato un contratto assolutamente non tutelante e si erano finalmente decisi a chiedere il nostro aiuto.

Insieme abbiamo optato per il nostro Contratto Essential, che definisce vari aspetti, tra cui:

📌 Modalità di pagamento

📌 Exit legali

📌 Attività svolte

📌 Tutela per credenziali e accessi

📌 Materiali da parte del cliente

📌 Proprietà intellettuale

📌 Esonera di responsabilità

📌 Trattamento dati

Facciamo la nostra consulenza per definire la strategia legale di gestione del cliente e redigerne conseguentemente il contratto.

Dopo qualche giorno, ci comunicano che a causa del nostro contratto hanno perso la commessa e i conseguenti 50.000 euro.

A noi di Legal for Digital questa situazione è parsa strana e abbiamo voluto approfondire con l’agenzia.

Il loro cliente si era totalmente rifiutato di firmare il contratto a causa di due clausole per lui inaccettabili.

1️⃣ La sospensione dell’attività da parte dell’agenzia in caso di mancato pagamento

2️⃣ La limitazione delle responsabilità dell’agenzia nel caso in cui Meta avesse bannato l’account per responsabilità anche non dell’agenzia


La realtà è che grazie al nostro contratto hanno evitato il rischio di lavorare per 50.000 euro e potenzialmente non essere pagati per responsabilità non loro.

In realtà l’agenzia era davanti a un Cattivo Cliente.

A volte è meglio avere un cliente in meno, piuttosto che prendersi carico di responsabilità non proprie.

👇🏼 I nostri contratti essentials ti permettono di tutelarti da clienti che non vogliono rispettare nessuna regola e credono di avere diritto a qualsiasi cosa senza assumersi responsabilità.